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Channel: Maria Teresa Improta, Autore presso quicosenza
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Operazione System, arresti a Rende sono solo il primo step investigativo

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I voti ‘barattati’ nel Principato, sicuramente, fino alla campagna elettorale del 2011.

 

CATANZARO – La Dda di Catanzaro ha palesato ciò che da anni era sotto gli occhi dell’intera cittadinanza. La vita politico-amministrative di Rende viaggerebbe di pari passo con gli interessi della criminalità organizzata. In particolare la gestione della Rende Servizi che si occupa di una miriade di attività in seno al municipio d’Oltrecampagnano dalla manutenzione del verde e degli edifici pubblici, gestione cimiteriale, scuolabus, spazzamento strade sino alla custodia dei musei. Un carrozzone di voti e stipendi su cui, secondo la Dda, incombe la lunga mano del clan Lanzino. Le pressioni della cosca su sindaci e funzionari sarebbero state scoperte non solo grazie alle rivelazioni dei collaboratori di giustizia (Terrazzano, Violetta Calabrese, Adolfo Foggetti, Kopaczynska), ma soprattutto in virtù di intercettazioni che lasciano poco spazio a dubbi sulla reale continuità tra sindaci d’Oltrecampagnano e boss del calibro di Ettore Lanzino, Adolfo D’Ambrosio e Umberto Di Puppo. Pressioni che sarebbero state perpetrate negli anni non solo dagli ambienti criminali, ma anche dagli amministratori stessi sui soggetti terzi.

 

Un esempio su tutti è l’ingerenza di Sandro Principe sull’attività dell’allora sindaco Vittorio Cavalcanti usato come mero ‘pupazzo’ al quale pare non fosse consentita alcun tipo di azione che non sottostasse a volere del sodalizio politico – ‘ndranghetistico. La commissione d’accesso antimafia al Comune di Rende, che vide il primo cittadino Cavalcanti fuggire a gambe levate dal municipio lasciando la propria poltrona al commissario Valiante, rivelò diverse ‘anomalie’. Disfunzioni che però non è stato possibile approfondire per il pool di investigatori che rimasero a spulciare tra i polverosi archivi d’Oltrecampagnano per mesi. Pare infatti che la commissione non disponesse degli strumenti giudiziari necessari ad andare avanti nell’inchiesta. Il tutto finì, per gli elettori, nel dimenticatoio e con l’arrivo del nuovo sindaco Marcello Manna, legale difensore di diversi esponenti del clan Lanzino, si è continuato a lavorare e ripianare i debiti della Rende Servizi. Con buona pace dell’intero apparato amministrativo. Ad oggi nessun elemento porta a sospettare della compravendita di voti nell’ultima tornata elettorale, ciò che è certo come affermato anche dal Procuratore Bombardieri è che i voti del Principato almeno fino al 2011 sono stati ‘barattati’ con la malavita. Dalle attività affidate alla Rende Servizi oggi pare che la Dda invece stia spostando la propria attenzione su altri ‘ingombranti’ appalti che hanno interessato quella che era sino a poco tempo fa ciecamente definita l”isola felice’.

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