“Tra le cause sono convinto vi sia l’inquinamento” afferma il professor Giuseppe Crovini che si occupa di endometriosi da oltre trenta anni. Nella sua carriera ha trattato oltre mille casi e creato un centro specializzato tra i più all’avanguardia d’Italia
FIDENZA (PR) – Una malattia che colpisce una donna su dieci in età fertile. L’endometriosi, patologia spesso sconosciuta, ha conseguenze inimmaginabili sulla vita delle pazienti. “A darmi il buongiorno la mattina sono i dolori, – spiega una trentacinquenne che ne soffre da circa venti anni – non la sveglia. E’ come se avessi nel corpo tanti piccoli folletti: alcuni impegnati a squarciarmi il ventre con delle forbici, altri a sbriciolarmi la schiena con uno scalpello. Chi ha partorito sostiene che siano uguali alle fitte del travaglio. La differenza è che non durano qualche ora, ma giorni, settimane, mesi. Lavorare diventa un incubo, si spera di arrivare a fine giornata imbottendosi di antidolorifici senza dover chiedere permessi, ferie, malattia. Impossibile poter pianificare una serata o una gita fuori porta perché il dolore ti annienta (fisicamente e psicologicamente) e il tempo libero è l’unica occasione in cui si può star male senza dare troppe giustificazioni. Questa è la normalità. Poi ci sono i ‘periodi caldi’, quelli in cui ti ritrovi ricoverata in ospedale, allettata per interventi chirurgici invasivi o emorragie che ti portano a perdere sangue per lunghe settimane.
Chi non vive quotidianamente i tuoi disagi neanche immagina questo inferno in quanto ‘da fuori’ la malattia non si vede. Esteticamente siamo infatti donne normalissime, in piena forma”. A chiarirlo è un veterano della materia: il Professor Giuseppe Crovini. Da oltre trenta anni si occupa di endometriosi. Ha iniziato nel 1981 ad esercitare la professione e dal 2002 ha diretto il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Vaio a Fidenza, in provincia di Parma, trasformandolo in uno dei centri d’eccellenza più all’avanguardia d’Italia per le donne affette da endometriosi. Da poco più di un mese è in pensione, ma non cessa di dare il suo contributo nel migliorare la qualità di vita delle sue pazienti. Ha assistito all’evoluzione dell’approccio terapeutico alla patologia e formato un’equipe specializzata che continuerà ad affiancare per trattare i casi più complessi. “L’endometriosi è una patologia invalidante – spiega il Professore Crovini – in quanto il dolore è il sintomo fondamentale che ci porta alla diagnosi. La patogenesi è ancora controversa in quanto il reflusso mestruale è sicuramente la causa iniziale.
Un fenomeno che è stato dimostrato essere presente nella maggior parte delle donne di cui solo una modesta percentuale sviluppa endometriosi. Negli ultimi anni si è valutato come possibile causa l’inquinamento ambientale (di cui personalmente sono convinto), i pesticidi, i derivati del catrame, ecc. Oggi i numeri delle donne affette da endometriosi sono aumentati, ma solo perché si conosce di più rispetto a trent’anni fa. Negli anni Ottanta – ricorda il Professore Crovini – l’unica terapia che si conosceva per l’endometriosi era quella chirurgica. Negli anni grazie al Prof. Vercellini, che per più di 20 anni ha sostenuto la terapia farmacologica con progesterone, è possibile integrare le due teorie. Non credo che siano aumentati i casi di endometriosi, ma sicuramente è aumentata la conoscenza dell’endometriosi. Nel nostro reparto sono state trattate circa un migliaio di casi. I più complessi su cui mi sono trovato ad intervenire sono stati i noduli del setto retto-vaginale e intestinali, per capirci l’endometriosi del comparto posteriore. Collaborerò ancora con la mia equipe poiché la direzione dell’ospedale mi ha permesso, tramite un contratto a titolo gratuito, di poter accedere in sala operatoria”.
L'articolo Endometriosi, il dolore ‘invisibile’ spiegato dal chirurgo e da una sua paziente sembra essere il primo su QuiCosenza.it.