CUTRO (KR) – Il naufragio di Steccato di Cutro del 26 febbraio 2023 ha indotto il Consiglio dei Ministri a intervenire con urgenza sulle politiche migratorie. Esclusa la creazione di corridoi umanitari, dalla tragedia è nato il cosiddetto Decreto Cutro. Una legge deludente per gli addetti ai lavori che denunciano come questo provvedimento renda ancora meno accessibile il sistema di protezione dei richiedenti asilo in Italia. L’effetto sarebbe quello di colpevolizzare chi prova a fuggire da guerre e miseria.
A chiarirne i contorni è l’avvocato Francesco Maria Sicilia, tra i referenti sul territorio calabrese dell’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione).
La repressione nel Decreto Cutro
«Il naufragio – secondo Sicilia – è stato strumentalizzato con il Decreto Cutro che introduce norme particolarmente repressive per i migranti. Di certo non influisce sui naufragi, ma continua a criminalizzare le ONG anche se è stato provato anche a livello scientifico che le loro navi in mare non incentivano in nessun modo l’aumento dei flussi migratori. Il comportamento del Governo in materia di immigrazione è particolarmente aggressivo e non porta nessun risultato. Una delle modifiche principali è la demolizione della protezione speciale che era una formula utile a regolarizzare le persone che vivono in Italia da anni. Il suo mancato rinnovo ferma il percorso migratorio di chi è riuscito ad ottenere un permesso stabile che gli consente di lavorare. Si tratta di un decreto peggiorativo per la gestione dei flussi migratori rispetto alla normativa che c’era precedentemente e in alcuni punti risulta contrario a diverse disposizioni dell’impianto normativo europeo d’asilo attualmente in vigore. Di fatto rende quasi impossibile per i rifugiati ottenere il riconoscimento del proprio status.
Gli effetti del Decreto Cutro
«La situazione – afferma Sicilia – non è rosea e andrà peggiorando. Ciò comporta che molti più stranieri si ritroveranno in una posizione irregolare. In Calabria questo significa avere due sole alternative per sopravvivere: il lavoro nero o il crimine. In più dopo il Decreto Cutro sono state introdotte diverse modifiche all’impianto normativo in tema di immigrazione sempre in un’ottica restrittiva. Eppure l’unica strada percorribile per l’Italia che è geograficamente un ascensore verso l’Europa sarebbe una riforma organica per rendere più agevole ottenere i documenti necessari a rendere “legale” la presenza sui territorio».
L’emergenza e l’accoglienza
«In alcune Regioni – ricorda Sicilia – è stata poi proclamata l’emergenza sbarchi. In termini di accoglienza questa strategia ha reso possibili delle procedure di assegnazione dei vari centri molto più sciolte, oltre ad un volume di denaro maggiore. Le politiche migratorie del Governo Meloni peraltro mirano a potenziare i grandi centri come il Cara di Crotone, con centinaia di persone all’interno e rendere più restrittivo l’accesso ai percorsi di formazione e integrazione attraverso i SAI. La tendenza è quella a voler ammassare i migranti alle frontiere nei popolosi centri di prima accoglienza dove si fatica anche solo a parlare con un avvocato, un mediatore o ricevere informazioni sull’iter da seguire per ottenere i documenti».
L'articolo Decreto Cutro: crimine o lavoro nero, uniche alternative per i migranti in Calabria proviene da quicosenza.