Risultati inaspettati dalle analisi sull’inquinamento delle acque a Rende e Cosenza.
COSENZA – Alessandro Melicchio ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente dell’Unical spiega i dati estrapolati dalle analisi condotte sulle acque del fiume Crati e nei pozzi non sequestrati di contrada Lecco. I risultati inaspettati rilevati in entrambi gli studi, condotti in un laboratorio privato di Rizziconi accreditato, hanno indotto il team di chimici a chiedere ulteriori indagini sulle acque agli enti preposti. In primo luogo alla Procura della Repubblica affinché solleciti l’Arpacal a fare un piano di caratterizzazione dell’area e un censimento delle aziende che operano in quei quartieri e il tipo di attività che svolgono ovvero cosa producono e cosa utilizzano.
LE ACQUE PRELEVATE A RENDE
“Abbiamo fatto le indagine sulla falda acquifera vicino l’area dell’ex Legnochimica. I campioni – afferma Alessandro Melicchio – sono stati prelevati attraverso un pozzo che non è sequestrato andando a cercare gli inquinanti caratteristici trovati nelle vasche della Legnochimica. Quello che abbiamo verificato è che l’inquinamento presente non era da attribuire alla Legnochimica, ma ad altre attività industriali. Affermiamo ciò perché l’inquinante che è stato trovato, il tetracloroetilene, che supera di 11 volte il limite consentito dalla legge è un solvente organico che viene utilizzato generalmente nelle lavanderie industriali per il lavaggio di indumenti e materiale tessile.
Questo indica che la problematica non è solo legata alla mancata bonifica dell’ex Legnochimica, ma evidentemente anche ad altre aziende che fanno attività non del tutto legali. Nel pozzo che è abbastanza distante dal sito dell’ex Legnochimica non abbiamo infatti trovato cromo, arsenico, nichel, alluminio insomma gli inquinanti dei cosiddetti laghi chimici. Cinque anni fa sullo stesso pozzo sono stati fatti dei prelievi ed anche all’epoca il valore del tetracloroetilene era superiore alla norma. Oggi però è raddoppiato. Ciò è indice del fatto che lo sversamento di tetracloroetilene da parte di ignoti è continuato negli anni e che ci sono aziende che smaltiscono illecitamente rifiuti non sappiamo se usando i torrenti o i terreni. Fatto sta che il tetracloroetilene ha raggiunto la falda acquifera. Bisognerebbe individuare l’azienda e capire dove ha lo scarico per fermare l’inquinamento”.
I DATI DEL CAMPIONAMENTO SUL FIUME CRATI
Anche sul fiume Crati a valle del depuratore consortile Coda di Volpe che colletta le reti fognarie di 35 Comuni da Aprigliano a Cosenza (reflui di circa 220mila abitanti) sono stati eseguiti dei prelievi. L’acqua depurata è stata analizzata per rilevare la presenza di eventuali agenti inquinanti. I valori trovati hanno stupito i ricercatori. “La concentrazione di antiparassitari totali trovata nelle acque del Crati – spiega Melicchio – è illegale. Un fiume non può presentare tali valori. Non vi è alcuna certezza che sia un problema legato al depuratore potrebbe esserci una contaminazione che arriva dalle acque di ruscellamento, dall’acqua del lavaggio delle strade o dall’acqua che proviene dai fondi agricoli, che non sono incanalate nel depuratore finiscono direttamente nel Crati. Questa è un’ipotesi.
Potrebbe poi essere possibile che il depuratore di Coda di Volpe (già sequestrato ndr) non funzioni correttamente. Potrebbe essere che l’inquinante arrivi da una zona a monte che non passa dal depuratore. Quello che c’è di certo è la presenza di pesticidi, erbicidi, fungicidi. Tutte sostanze che vengono usate in agricoltura. Uno degli agenti inquinanti maggiormente presenti è il duo fenilfenolo utilizzato per la disinfezione di superfici in ospedali, fattorie o per combattere le muffe dopo i raccolti. Poi abbiamo registrato una consistente contaminazione da bromacil, butossido di piperonile che sono altri tipi di antiparassitari utilizzati come erbicidi. Il totale di questi antiparassitari supera di dieci volte i valori stabiliti dalla normativa vigente oltre il quale potrebbero esservi rischi per la salute umana. Ovvio che i contaminanti non sono tutti uguali mentre il duo fenilfenolo può essere causa dell’insorgenza di tumori il bromacil non ha alcuna correlazione con le patologie oncologiche”.
Immagine di repertorio
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