Ventidue famiglie costrette a lasciare i terreni che lavoravano a mezzadria: ”Perderemo casa e lavoro”.
FIUMEFREDDO (CS) – L’ultimo tentativo di sfratto, due giorni fa, non è andato a buon fine. Il prossimo 21 Aprile, però, la collina dovrà essere restituita ai proprietari. Si tratta di due imprenditori edili della zona Naccarato e Mansueto. Due soci che diciotto anni fa comprarono i terreni di contrada Cutura di Fiumefreddo ed ora sono in trattativa con imprenditori esteri che vorrebbero acquistare i casolari. Il vecchio latifondista per il quale le ventidue famiglie di residenti lavoravano i terreni a mezzadria aveva venduto l’intera collina a una società romana. Quest’ultima aveva loro promesso una casa ed un pezzo di terreno in cambio della restituzione delle casette, ma fallì in poco tempo. I terreni furono quindi messi all’asta. I contadini offrirono due miliardi e cento milioni di lire per acquistarli, ma i due soci di Fiumefreddo offrirono duecento milioni in più e si aggiudicarono i terreni.
Poi proposero ai residenti di acquistarli. Al doppio del prezzo iniziale: 180 milioni di lire contro 77 milioni. Non hanno mai chiesto un canone di locazione attendendo l’esito del processo avviato dai contadini che chiedevano fosse loro riconosciuto l’uso capione. La Cassazione però ha dato ragione ai due imprenditori che hanno quindi avviato gli sfratti esecutivi. Un commerciante agricolo sessantacinquenne che vive del raccolto dei terreni manifesta il proprio disagio. “Ho tre figli – spiega – di cui uno disabile, la più piccola va ancora a scuola. Il Comune mi ha proposto di andare in una casa popolare, ma se non ho nulla da coltivare come lavoro? Il mese prossimo dobbiamo dare le chiavi al proprietario. Per ora ho chiesto ad un mio amico che ha una terra con una casetta di ospitarmi per un po’. Poi vedremo come sistemarci. Non ho nessun’altra soluzione ad oggi”. Da canto loro i soci chiariscono il perchè solo dopo diciotto anni hanno deciso di sgomberare le famiglie.
“Abbiamo chiesto ai contadini – racconta uno dei due – se volevano acquistare i terreni visto che avevano già i soldi per l’asta. Hanno rifiutato la nostra offerta e preferito pagare gli avvocati, ma hanno perso la causa. Le abitazioni con un recente cambio della normativa in materia sono state accatastate come ville seicentesche. Ciò comporta notevoli spese per noi. Non abbiamo mai chiesto l’affitto perchè avevamo un accordo tacito per cui quando i terreni ci sarebbero serviti loro sarebbero andati via. Abbiamo avanzato diverse proposte, ma non siamo riusciti ad accontentare tutti. Crediamo vi sia un po’ di speculazione politica”. Dieci giorni prima degli sfratti ai danni di uno stabile di proprietà dei due imprenditori è stata lanciata una molotov. Il movimento Fiamma Tricolore che si è speso per trovare una soluzione per i contadini però precisa: “i contadini non c’entrano nulla con l’attentato. La nostra vicinanza ai residente è data dal fatto che un parente dei nostri tesserati vive lì. Non cantiamo vittoria ma, certamente, siamo soddisfatti dell’esito sinora ottenuto dalla nostra mobilitazione al fianco delle famiglie a cui si vuole togliere la casa ed ogni possibilità di lavoro”.
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