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Channel: Maria Teresa Improta, Autore presso quicosenza
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Omicidi nel paolano, parla Giuliano Serpa: “Io ero disponibile così come Luca Bruni”

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“Temporeggiavano per uccidere Martello e nel frattempo ci hanno ammazzato Pietro”. 

 

COSENZA – Da un lato un acerrimo nemico dei Serpa, dall’altro una delle punte di diamante del clan. Entrambi freddati a colpi di arma da fuoco. Il primo a passare a miglior vita nel Maggio 2003 è Pietro Serpa, cugino del collaboratore di giustizia Giuliano Serpa. Il suo rivale, Luciano Martello, lo seguirà due mesi dopo, ucciso dai sodali della nota famiglia paolana. Ieri nel corso del processo Tela del Ragno, che vede alla sbarra 80 persone, si è discusso di alcuni dei sette omicidi consumatisi nell’area tirrenica sui quali si intende far luce. Si tratta dei delitti che hanno visto cadere in un inferno di revolver e lupare bianche: Mario Serpa, Rolando Siciliano, Carmine Chianello, Salvatore Imbroinise, Luigi Sicoli, Luciano Martello ‘U biondo’ e Pietro Serpa. Ed è proprio su quest’ultimo delitto che Giuliano Serpa ieri si è concentrato dopo essere stato incalzato dalle domande del pm Eugenio Facciolla. Il collaboratore di giustizia ha spiegato le dinamiche e i retroscena dell’omicidio che ha portato Nella Serpa, unica donna in Italia ristretta al regime carcerario del 41 bis, ad assumere un ruolo di comando nel clan.

 

IL RACCONTO DI GIULIANO SERPA

“Avevamo deciso di uccidere Luciano Martello – spiega Giuliano Serpa – per questo ci eravamo incontrati nel garage dell’hotel Ostrica di Paola con Pasqualino Besaldo di Amantea, Franco Bruzzese, Pietro Serpa, Carlo Lamanna (che prima stava con i Chirillo), Giovanni Abbruzzese che avevo conosciuto già nel ’79 quando ero in carcere a Colle Triglio (e sapevo che era vicino agli Zingari) e i fratelli di Cosenza Luca e Michele Bruni. Luca si era messo a disposizione per scendere da Cosenza, ma gli era stato detto di non preoccuparsi perchè tanto c’erano i ragazzi di Franco Tundis sul posto: Mazza Mario e Fabrizio Poddighe. Avevano monitorato gli spostamenti di Luciano e, guarda caso, lui forse percependo di essere in pericolo cambiava i percorsi che faceva per raggiungere la campagna in cui allevava i suoi animali. A me sembrava che Pietro temporeggiasse troppo in questo omicidio, sembrava come se gli dispiacesse di ammazzarlo. Mi ero offerto anche io, ma non mi hanno dato mandato di agire. Poi Pietro si è fatto male ai legamenti e lo hanno ricoverato. Mentre era in ospedale continuava a ripetere che gli avevano detto di ‘guardarsi da dentro’ e temeva molto che potessero fare del male anche a me.

 

Pietro aveva una relazione con la moglie di Scofano e dopo essere stato dimesso dall’ospedale non siamo riusciti a convincerlo a rientrare a casa sua. La moglie era venuta a conoscenza del fatto che i due si frequentassero ed era andata a casa di Scofano a fare un macello. Inizialmente non voleva più Pietro con lei, non voleva che rientrasse poi alla fine è stato lui a decidere di tornare all’hotel di Alhambra dove ormai viveva da diverso tempo. Era lì infatti che si incontrava con l’amante. Un giorno uno dei loro era andato nell’hotel e io gli ho detto ‘svegliati Pietro questi sono venuti a controllare se ci sono telecamere’ e ho continuato a sollecitare che si provvedesse subito a ‘far fuori’ Martello. Anche perchè già avevano provato ad ammazzare Tundis, che era nostro amico, sul lungomare di Fuscaldo e sapevamo che avevano cercato di rintracciarlo, invano perchè lui viaggiava di continuo, a Roma nel ristorante del fratello. Eravamo nel mirino.

 

L’OMICIDIO DI PIETRO SERPA

La sera che Pietro è stato ucciso ci eravamo trovati alle Paparelle con Luca e Michele Bruni per portargli delle armi insieme ad Andrea Gentile, Mazza Mario e Poddighe Fabrizio. Abbiamo fatto due volte Paola – Cosenza alla fine ci siamo incontrati allo Spirito Santo e gli abbiamo consegnato quello che ci avevano chiesto. Tornati a Paola mi ha detto che aveva fame e io l’ho invitato a cena da me, ma non voleva venire perchè diceva che non aveva voglia di sentire le discussioni della mia ex moglie. In casa mia infatti c’erano spesso litigi perchè io tenevo allo scuro di tutto la mia ex moglie. Lei però continuava a chiedermi perchè ci fosse nella nostra abitazione un inspiegabile andirivieni di pregiudicati. Io ho sempre cercato di non farle capire nulla, ma non era stupida, vedeva cose strane e aveva paura per il figlio. Allora Pietro è andato da Ulisse Serpa. Dopo mezz’ora mi hanno chiamato che l’avevano ucciso. Sono andato all’hotel e c’era sua sorella Nella che piangeva.

 

NELLA SERPA CHIEDE VENDETTA

Nella subentra dopo la morte di Pietro. Chiede che il fratello sia vendicato.  Si lamentava con me perchè io non avevo ucciso nessuno per suo fratello. Sospettavamo che ad uccidere fossero stati Gennaro Ditto e Rolando Siciliano. Le ho spiegato che se mi avessero trovato con un fucile in casa mi avrebbero arrestato di chiedere ai cosentini Luca e Michele. Le ho detto ‘parla con loro a Cosenza, che se poi noi dobbiamo ricambiare il favore lo facciamo’. Io erano due mesi che dicevo di uccidere Martello e alla fine ci siamo fatti ammazzare a Pietro. I cosentini dopo la richiesta si erano poi mobilitati erano scesi con le moto, ma non erano riusciti a trovarlo. Un giorno l’ho incontrata mentre facevo footing e mi ha fatto un elenco di persone che dovevano morire tra cui ricordo Antonello La Rosa, Gennaro Ditto e Gianluca Serpa. Le ho detto che non potevo uccidere io tutte queste persone, di mettersi loro in prima fila perché poi a me la famiglia chi me la guardava?”. Con queste dichiarazioni si è chiusa l’udienza è stata aggiornata al prossimo 4 Aprile, data in cui si discuterà dell’omicidio Martello. Non è da escludere che il collaboratore di giustizia nel corso delle prossime audizioni possa tornare a parlare anche della lupara bianca di Rolando Siciliano assassinato a colpi di pistola nel 2004 e fatto a pezzi con una motosega, cui resti non sono mai stati ritrovati.

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