
Nessun cartello per segnalare le fontane pubbliche contaminate. Il Comune: ”è colpa delle mucche”.
MENDICINO (CS) – Batteri fecali nei rubinetti di Mendicino. Escherichia Coli e coliformi che hanno contaminato le acque potabili al punto da far lanciare all’Asp di Cosenza un vero e proprio allarme sanitario. Un importante avviso che il sindaco avrebbe dovuto provvedere a divulgare alla cittadinanza, rendendo noto in quali zone del Comune l’acqua non sia più potabile. Ma così non è stato. A parte la pubblicazione sul sito del Comune e sull’albo pretorio, non è stata attivata nessuna comunicazione ulteriore a tutela della salute pubblica. Né affissioni di manifesti nelle contrade coinvolte dal fenomeno, né megafoni per le strade. Anzi. Sulle fontane, in cui l’Asp ha prelevato i campioni d’acqua risultati inquinati, non è stato apposto nemmeno un cartello indicante la non potabilità. Un comportamento incosciente che lo stesso sindaco Antonio Palermo ha ammesso di aver avuto scusandosi con la cittadinanza con un breve post su facebook in cui riconosce la propria superficialità.
Una ‘’mancanza’’, come l’ha definita il primo cittadino, che ha posto a serio rischio l’intera comunità attentando all’incolumità dei residenti dei quartieri Terredonniche, contrada Rizzuto e centro storico. Un grave errore che purtroppo non sarebbe l’unico (e neanche il più grave) registrato in questa vicenda che, a distanza di un mese dall’emergenza dichiarata dall’Asp il 28 Giugno, non è ancora stata chiarita. Infatti non è ancora dato sapere se oggi l’acqua che sgorga nella rete idrica mendicinese, cui manutenzione viene gestita dalla Ditta Baffa, sia potabile o meno. Il sindaco Antonio Palermo ha ritirato l’ordinanza, di divieto all’utilizzo dell’acqua per scopi potabili ed alimentari, dopo aver affidato il monitoraggio dello stato d’inquinamento ad una ditta privata. La AnalytiCAL ha quindi certificato che in via Circonvallazione, via Marconi, viale della Tolleranza, località Rizzuto, piazza Municipio e nei pressi del cimitero l’acqua è ora potabile.
Peccato che per scongiurare qualsiasi rischio per la salute pubblica la certificazione deve essere rilasciata dall’ente sanitario di competenza, in questo caso l’ASP di Cosenza, e non da un privato scelto dall’amministrazione coinvolta. In più i livelli di clorazione riscontrati dalla AnalytiCAL superano in alcuni punti anche di cinque volte i limiti previsti dalla legge. L’emergenza sanitaria infatti sarebbe stata scongiurata ‘disinfettando’ l’acqua con il cloro, senza pulire però le vasche. Una soluzione che preoccupa i consiglieri di minoranza che nel corso dell’ultimo consiglio comunale hanno fatto notare che la sanificazione che ha portato all’ordinanza di revoca del divieto ad usare le acque (questa ben pubblicizzata sull’intero territorio comunale) sarebbe dovuta avvenire diversamente.
Reda nel presentare un’interpellanza sulla vicenda ha chiarito che “in presenza di coliformi totali ed escherichia coli se non si procede allo svuotamento delle vasche ed alla sanificazione non si bonifica nulla, considerato che tali batteri continuano a proliferare nell’acqua”. Sulle cause che hanno portato alla contaminazione delle acque a rispondere in consiglio comunale è stato il responsabile dell’area tecnica Roberto Greco che addebita l’inquinamento alla presenza di animali da pascolo che brucano l’erba nel Comune di Mendicino. Una risposta che non ha convinto né l’opposizione né i residenti . Soprattutto in virtù del fatto che, ad oggi, l’Asp di Cosenza non ha ancora comunicato al Comune l’esito delle proprie analisi. E’ quindi mistero sull’effettiva potabilità delle acque dei rubinetti e delle fontanelle di Mendicino.
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