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Channel: Maria Teresa Improta, Autore presso quicosenza
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“Sto male, non ce la faccio più”, dopo ore in Pronto Soccorso torna a casa senza cure

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Pronto Soccorso Cosenza

La testimonianza di un paziente ‘vittima’ dell’inefficienza del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cosenza. In attesa dalle 14.00, intorno alle 22.00 sceglie di andare via.

 

COSENZA – Il Pronto Soccorso di Cosenza continua a far parlare di sé. Offendo, come sempre, l’immagine raccapricciante di una sanità allo sfascio. Ormai abituati alle assurdità e i paradossi dell’Annunziata, i pazienti sembrano rassegnati a subire le inefficienze di una struttura che costa ai cittadini 191 milioni di euro l’anno. Non tutti però tacciono. Esiste ancora chi riesce ad indignarsi e invece di ‘chiedere il favore’ all’amico di turno denuncia il malfunzionamento della medicina d’urgenza cosentina. Un reparto discusso quello del Pronto Soccorso di Cosenza, costretto a fornire assistenza ad un circondario di circa 750mila abitanti in condizioni a dir poco estreme minacciando l’incolumità dei pazienti in cerca di cure. Francesco Rizzuti è un utente dell’Ospedale di Cosenza. Il trentanovenne ieri alle 14.00, sperando di capire quale sia la causa del proprio malessere, si è recato in Pronto Soccorso per essere assistito. Dopo tre ore d’attesa chiede informazioni e scopre che al triage la sua ‘scheda’ non è stata ancora aperta. Qualcuno ha dimenticato di stamparla e consegnarla ai sanitari all’interno del reparto per consentire di avviare l’iter per accedere alle visite.

 

Al suo fianco che attende, nota una signora straniera visibilmente provata, lamenta una forte tachicardia e aspetta da quattro ore una visita cardiologica. Alle 19.15 Rizzuti riesce ad ottenere la misurazione della pressione ed un prelievo ematologico. Da giorni il trentanovenne continua a vomitare ed avere capogiri senza nessun apparente motivo. Attende di essere visitato dal neurologo, ma è ormai ora di cena e in fila ci sono i pazienti in coda dal mattino. Terminata la visita, il medico dispone degli accertamenti radiologici per approfondire la situazione e poter fare una diagnosi. Deve fare una Tac, ma il tecnico non c’è perché il turno finisce alle 20.00 e sono quasi le 22.00. In più il neurologo non ha ancora caricato nel sistema il referto della visita in cui si dispone l’esame quindi, comunque, anche se arrivasse un radiologo per fare l’esame dovrebbe aspettare per sistemare le pratiche burocratiche. Stremato da otto ore di attesa, senza nessuna diagnosi e alcun tipo di cura, l’uomo decide andare via. Ai medici spiega: “Sto troppo male, non ce la faccio più”.  La risposta è un foglio da firmare con il quale accetta di non continuare il percorso diagnostico e di allontanarsi dall’ospedale volontariamente. Un’altra ‘scheda’ è così chiusa. E un altro paziente viene rispedito a casa senza terapia.

 

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