Quantcast
Channel: Maria Teresa Improta, Autore presso quicosenza
Viewing all articles
Browse latest Browse all 778

Rende pilotata dal clan Lanzino? Principe, Bernaudo e Ruffolo in aula: “Nessun rapporto”

$
0
0
principe-bernaudo-ruffolo

Professando la propria innocenza l’ex sindaco Sandro Principe si difende: “Abbiamo dimostrato che anche in Calabria si può fare qualcosa di positivo e qualcuno ha inteso demolire tutto”.

 

RENDE (CS) – I politici rendesi accusati di essere collusi con la criminalità organizzata si difendono. Stamattina in aula a Catanzaro Sandro Principe, Umberto Bernaudo e Pietro Ruffolo hanno rilasciato dichiarazioni spontanee ribadendo la propria innocenza. Rinviati a giudizio insieme all’ex consigliere comunale di Rende in quota Pd Giuseppe Gagliardi i reati loro contestati vanno dal concorso esterno in associazione mafiosa, al voto di scambio sino alla corruzione aggravata. Per gli altri sei imputati del ‘Sistema Rende’ che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato il pm Pierpaolo Bruni si è già espresso chiedendo la condanna a sei anni di reclusione per Michele Di Puppo e Adolfo D’Ambrosio, quattro anni per Umberto Di Puppo e Francesco Patitutti e un anno e quattro mesi per Rosario Mirabelli (ex consigliere regionale) e Marco Paolo Lento. La loro posizione verrà discussa il prossimo 22 settembre mentre il processo ai quattro politici riprenderà il 7 di luglio.

 

L’EX SINDACO SANDRO PRINCIPE

Sandro Principe davanti al giudice Pietro Carè ha oggi negato con forza qualsiasi tipo di legame con il clan Lanzino e il presunto ‘baratto’ di voti con posti di lavoro attraverso la società partecipata Rende Servizi, ex Rende 2000. Un tipo di condotta che per gli inquirenti sarebbe stata reiterata per circa un decennio, dal 1999 al 2011. Illustrando il proprio operato da amministratore del Comune di Rende, Sandro Principe che vanta nella sua carriera anche l’aver ricoperto al governo il ruolo di Sottosegretario al Lavoro si è espresso chiarendo di aver operato sempre nell’interesse della collettività. “Mi sono sempre impegnato – ha affermato in aula – per fare di Rende una comunità coesa con tutti i servizi affinché diventasse una città moderna e a misura d’uomo. Proprio per arginare ogni tipo di devianza ho fatto costruire decine di scuole e di chiese. Ho espropriato 250 ettari di terreni per far ampliare l’Università della Calabria e ho creato un’area industriale che poteva fungere da motore economico.

 

Il tutto convinto che istruzione e lavoro potessero far crescere la comunità rendese e dare un futuro migliori ai suoi giovani. Qualsiasi contatto con la gente con la quale mi accusate di avere avuto legami è da escludere, sarebbe stata una condotta lontana anni luce dal mio stile di vita. Ho fatto tutto con il consenso dei cittadini non con il sostegno della criminalità organizzata. Sono innocente. I fatti parlano chiaro. Siamo riusciti a fare di Rende un modello d’eccellenza d’esempio per l’intera Italia. Una realtà efficiente che qualcuno ha inteso demolire. Evidentemente non fa piacere che si dimostra che in Calabria si può fare qualcosa di positivo”.

 

L’EX SINDACO UMBERTO BERNAUDO

A fargli da eco l’ex sindaco Umberto Bernaudo il quale ha ricostruito la sua attività di sindaco dal 2006 al 2011 negando qualsiasi tipo di condizionamento da parte della criminalità organizzata. “A mio carico – ha dichiarato Bernaudo – non sono emersi contatti nè con i Di Puppo, nè con Patitucci, nè con Lanzino, nè con D’Ambrosio. Non ci sono conversazioni nelle intercettazioni telefoniche, non sono mai stato visto in loro compagnia. Su 42 milioni di euro di opere pubbliche appaltate durante la mia amministrazione tra cui viale Parco, il municipio e il parco acquatico, mi si contesta la locazione di un magazzino di pochi metri quadri del valore di neanche ventimila euro: il bar Colibrì fittato dal Comune ad un presunto esponente della criminalità organizzata. Peraltro si tratta di un atto amministrativo dove non vedo quale potesse essere la mia responsabilità. Ricordo inoltre che la commissione d’accesso antimafia insediatasi al Comune di Rende non ha portato allo scioglimento del Consiglio per continuità con la ‘ndrangheta. Anzi. Nella sua relazione pare non siano emerse anomalie nella gestione della Rende Servizi, azienda in house su cui sono stati puntati i riflettori dell’antimafie e che è sopravvissuta alla commissione d’accesso, al commissario prefettizio e continua oggi ad operare con la giunta Manna. Ciò dimostra che sono innocente e che non sono un politico colluso con gli ambienti criminali”.

 

L’EX ASSESSORE PIETRO RUFFOLO

L’ex assessore ai Lavori Pubblici Pietro Ruffolo ha a sua volta ribadito quanto affermato dai due ex sindaci. “Non ho mai avuto nessun rapporto, nessuna amicizia, nessuna frequentazione con soggetti gravitanti in ambienti criminali. Nel 2011 sono stato coinvolto in una vicenda simile – ha ricordato Ruffolo – e anche in Cassazione l’impianto accusatori dell’epoca è stato smontato. Da allora non è cambiato nulla. Eppure sono ancora qui a dovermi difendere dalle stesse accuse. Mi si contesta di aver siglato fantomatici patti con il clan Lanzino durante il passaggio dalla Rende 2000 alla Rende Servizi, ma era una delibera che abbiamo firmato tutti. Perché sono chiamato a risponderne solo io? Inoltre dalle intercettazioni emerge che Di Puppo ha votato per un altro candidato, non per me”.

 

LEGGI ANCHE

 

Politica e n’drangheta a Rende: dieci arresti, cinque ‘eccellenti’. In manette Sandro Principe e l’ex sindaco Bernaudo

 

 

I profili criminali dei tre politici che cambiarono il volto di Rende

 

 

Rende Servizi: quanto si spendeva nel ‘Principato’ ai tempi dei Di Puppo

L'articolo Rende pilotata dal clan Lanzino? Principe, Bernaudo e Ruffolo in aula: “Nessun rapporto” sembra essere il primo su QuiCosenza.it.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 778

Trending Articles