
A raccontare l’episodio un giovane collaboratore di giustizia affiliato al clan Lanzino.
COSENZA – Orecchie tese nell’aula 9 del Tribunale di Cosenza per ascoltare le dichiarazioni di due ‘pentiti’ di nuova generazione. Si tratta dei trentenni Pierluigi Terrazzano e Mattia Pulicanò che, da circa quattro anni, hanno deciso di abbandonare l’universo della criminalità organizzata e collaborare con la giustizia. Stamattina nel corso del processo ai presunti sodali del clan Perna, entrambi hanno risposto alle pochissime domande rivolte loro dal pm Domenico Assumma e dagli avvocati della difesa. Terrazzano, a suo dire, collabora dopo aver intrapreso una relazione ‘pericolosa’ con una donna ‘intoccabile’ per le sue parentele. Teme per la propria incolumità e si ‘pente’ per questioni amorose e non per amor di Stato. Il giovane di Montalto Uffugo in realtà non conosce Marco Perna e non esita a chiarirlo. Ricorda però di essere stato nel famigerato autolavaggio di Serra Spiga ritenuto il quartier generale del gruppo che era riuscito a ritagliarsi una piccola fetta di mercato nel narcotraffico bruzio grazie al ‘prestigioso’ curriculum di Franco Perna, condannato all’ergastolo ed oggi detenuto in regime di 41 bis.
LE DICHIARAZIONI DEL COLLABORATORE MATTIA PULICANO’
In videoconferenza da località protetta anche Mattia Pulicanò (noto per aver sollevato un polverone sulla presunta presenza di rifiuti radioattivi interrati in agro di Lattarico) ha testimoniato raccontando ciò di cui era a conoscenza delle attività del gruppetto del ‘Capone’. “Certo che conosco Marco Perna, – ha affermato il collaboratore di giustizia – io gestivo la cocaina da vendere su Taverna e Montalto per il clan Lanzino, sono stato affiliato nel 2008. Ero andato una volta da lui a prendere i soldi, mentre lui mi mandò i cugini a ritirare della cocaina a Bisignano. L’ultima volta che lo vidi per strada mi disse che a breve sarebbe stato arrestato per un definitivo. Così fu. E io lo rincontrai in carcere a via Popilia. So che il gruppo dei Perna si occupava anche di usura perché un signore di Rende a cui vendevo cocaina per chiedermi dei soldi e coprire un prestito avuto da Marco. Non glieli diedi in quanto sapevo che era già ‘sotto strozzo’ con i Perna. La droga però gliela davamo noi. Per ‘noi’ intendo il gruppo unico confederato con all’interno sia Lanzino, Patitucci, Ruà, sia Bruni, Rango, Abbruzzese. Anche se nutrivo perplessità, come ho avuto modo di dire più volte a Patitucci, perché lui si era ritagliato un mercato autonomo per quanto riguardava il traffico di hashish e marijuana.
Lo avevo capito in quanto quella che rifornivamo noi era di qualità più bassa rispetto a quella che vendevano per i Perna. Si era creato una sorta di indipendenza e doveva versare una tantum a fine anno. Doveva dare sempre conto a noi, ma aveva più libertà di movimento per marijuana, hashish, cocaina ed usura. Per quanto riguarda le estorsioni ed altro ce ne occupavamo noi (‘italiani’ e ‘zingari’). Quando sono tornato in libertà una mattina sono andato a trovare Marco Perna nell’autolavaggio a Serra Spiga. Dopo aver parcheggiato la macchina ero salito a piedi da lui insieme ad Alberto Superbo. Dovevo proporgli di darci una mano a vendere della cocaina di bassa qualità che avevamo da smaltire. Lui accettò e ci accordammo affinché ne prendesse almeno 250 grammi. E il giorno successivo gli fu consegnato lo stupefacente. Dopo qualche tempo mi ricordo che un giovane che spacciava per conto di Marco Perna aveva contratto un debito di droga con un ragazzo di Taverna di Montalto, che era la zona che gestivamo noi come gruppo. Questo venne picchiato da tre persone perché era venuto a vendere l’hashish a Montalto. Marco Perna fu quindi avvisato di non uscire dal seminato da Adolfo D’Ambrosio che era un nostro affiliato. Lui non aveva il permesso di spacciare nelle nostre zone”.
GLI IMPUTATI DELL’OPERAZIONE APOCALISSE
Nel processo scaturito dall’operazione Apocalisse scattata nel novembre 2015 gli imputati alla sbarra innanzi al collegio giudicante presieduto da Enrico Di Dedda con a latere i giudici Urania Granata e Giusy Ianni sono: Marco Perna, Pasquale Francavilla, Giovanni Giannone, Andrea Minieri, Riccardo Gaglianese, Giacinto Bruno, Alessandro Ragusa, Giuseppe Chiappetta, Alessandro Cairo, Andrea D’Elia, Ippolito Tripodi, Bruno Francesco Calvelli, Denis Pati, Danilo Giannone, Paolo Scarcello, Francesco Scigliano, Domenico Caputo, Francesco Porco, Giuseppe Muto, Alessandro Marco Ragusa e Luca Pellicori quarantenne che ha deciso dopo l’arresto del 2015 di collaborare con la giustizia. Acquisiti i verbali delle dichiarazioni della moglie di Michele Bruni, Edyta Kopaczyńska, il processo è stato aggiornato al prossimo 3 ottobre quando saranno ascoltati Ernesto ed Adolfo Foggetti.
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