
Legnochimica: le esalazioni altamente pericolose provocate dall’autocombustione potevano essere neutralizzate
COSENZA – Omessa bonifica dei laghi chimici rendesi, la Procura di Cosenza chiede il rinvio a giudizio di tutti gli indagati. Si tratta del liquidatore Pasquale Bilotta, del sindaco di Rende Marcello Manna, dell’ex assessore comunale all’Ambiente Francesco D’Ippolito e di Francesco Azzato dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Rende. Stamattina davanti al giudice per l’udienza preliminare Piero Santese, la procura di Cosenza ha ricordato i capi d’accusa loro rivolti chiedendo che siano processati. L’udienza è stata rinviata al prossimo 10 gennaio per dei difetti di notifica che non avrebbero reso possibile agli indagati di avere conoscenza delle parti offese e danneggiate. Tra queste l’associazione Crocevia che da anni lotta per ottenere il disinquinamento dell’area, un nutrito gruppo di residenti e la GF Car – GF Motors. Quest’ultima che sorge a ridosso dell’area dei laghi chimici, concessionaria Bmw, ritiene essere parte danneggiata sia per il pericolo a cui sono quotidianamente esposti i 30 dipendenti che vi lavorano, sia per i danni subiti nell’incendio divampato la scorsa estate.
Il rogo infatti interessò i teloni vicini ai capannoni che andarono distrutti e i condizionatori d’aria, oltre a costringere l’azienda a chiudere le attività per un’intera settimana. La pubblica accusa rappresentata dal Procuratore Aggiunto Marisa Manzini e dal Sostituto Procuratore della Repubblica Antonio Bruno Tridico ha oggi in aula ripetuto i reati ipotizzati a carico dei quattro indagati. “Pasquale Bilotta in quanto, in qualità di liquidatore della società Legnochimica Srl, subentrando ai responsabili diretti dell’inquinamento (susseguitisi negli anni di operatività dell’azienda fino alla liquidazione volontaria avviata nell’aprile 2006) ometteva in presenza della contaminazione delle acque sotterranee con superamento delle concentrazioni soglia relative alla presenza di alluminio, manganese, ferro, cromo, nichel, arsenico e piombo di provvedere alla bonifica dell’area ove insiste l’ex stabilimento della società in contrada Lecco del Comune di Rende pur essendovi obbligato per legge.
Marcello Manna sindaco di Rende, Francesco Azzato dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Rende e Francesco D’Ippolito ex assessore all’Ambiente del Comune di Rende – ha affermato il Procuratore Aggiunto Marisa Manzini leggendo gli atti – perché in concorso tra loro nell’ambito del procedimento di bonifica dei luoghi situati nell’area dell’ex Legnochimica di contrada Lecco, pur avendo consapevolezza dell’avvenuta decorrenza dei termini procedurali e pur in presenza della perdurante e evidente inerzia del liquidatore della società Pasquale Bilotta, responsabile in via principale della bonifica, non provvedevano pur essendovi obbligati per legge ad attivare il potere/dovere sostitutivo di bonifica ponendo in essere le procedure di intervento volte a risanare il sito le cui acque sotterranee risultano fortemente contaminate per la presenza oltre le soglie di contaminazione consentite di metalli pesanti quali alluminio, manganese, ferro, cromo, nichel, arsenico e piombo.
I quattro indagati, non osservando gli obblighi della messa in sicurezza dei luoghi finalizzati ad impedire la propagazione di contaminanti, cagionavano un disastro ambientale consistito nel pericolo di offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto e del numero di persone esposte. Gli indagati omettevano di adottare le cautele imposte, la cui realizzazione avrebbe potuto neutralizzare le costanti emissioni nocive e la conseguente forte esposizione a rischi per la salute dei residenti e di chi nella zona svolge attività lavorative. Esposizione al rischio aumentata in occasione dei ripetuti e prevedibili incendi verificatisi nei pressi dei siti inquinati, anche per autocombustione, con la conseguente propagazione di fumi altamente tossici per l’uomo”. La messa in sicurezza avrebbe potuto evitare che chi vive e frequenta la zona industriale di Rende respirasse il benzene esalato durante i numerosi incendi avvenuti in questi anni. Si attende intanto che, almeno questo primo passo a tutela della salute pubblica, si concretizzi al più presto.
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