
Dopo la rescissone dal contratto per infiltrazioni mafiose della precedente azienda, circa 45 bambini rischiano di non poter più pranzare a scuola perché i genitori non pagano il ‘nuovo’ servizio
RENDE (CS) – Nuovo servizio mensa a Rende e nuovi problemi per le famiglie. La ditta Cardamone che nel 2015 ha vinto l’appalto è stata interdetta per infiltrazioni mafiose. Al suo posto oggi vi è la Siarc di Catanzaro subentrata in quanto risultava essere la seconda in gara ad aver proposto l’offerta migliore al Comune di Rende. Per un importo pari a 300mila euro, espleta il servizio di ristorazione nelle scuole rendesi, mantenendo gli stessi dipendenti della Cardamone, fino al giugno del 2018, termine in cui scadrà il contratto previsto dall’appalto. I bambini ‘morosi’ attualmente sembrerebbero essere circa 45. Per loro è stato avviato l’iter di ‘recupero crediti’. Una telefonata con cui la Siarc informa i genitori che ”se non pagano non diamo da mangiare ai vostri figli”. Un metodo ‘ufficioso‘ che non comporta, secondo l’amministrazione comunale, ”nessuna minaccia, ma solo un invito a saldare”.
Anche per chi, in realtà, non dovrebbe pagare. E’ il caso di una famiglia con due bimbi che frequentano il tempo pieno presso l’istituto Stancati. Padre e madre disoccupati, reddito zero, diritto ad usufruire dei pasti gratuitamente. Eppure da giorni, la Siarc, continua a telefonare dicendo di iniziare a pagare immediatamente i 280 euro di arretrati accumulati da metà settembre a metà novembre per aver presentato l’Isee in ritardo. Una situazione paradossale di cui la signora che, dallo sportello intima alle famiglie di saldare gli arretrati, non intende parlare mentre l’azienda da Catanzaro risponde che “la Siarc non può dare ordine di non far mangiare i bambini e che deve essere il Comune a prendersi carico di tali decisioni e coprire eventualmente le spese”.
L’assessore alla Politiche Sociali e Pubblica Istruzione del Comune di Rende Annamaria Artese, fornisce una versione chiara della vicenda. “La famiglia a reddito zero – spiega l’assessore Artese – non deve pagare. La posizione deve essere sanata anche se c’è stato un ritardo nella consegna dell’Isee. In ogni caso la ditta non può annunciare con una telefonata la sospensione del servizio, ma deve notificare alle famiglie, attraverso raccomandata via posta, la messa in mora. Dopo un mese, eventualmente, ai bimbi non saranno più erogati i pasti. Questo è il regolamento. Poi in fondo, non si tratta di un servizio obbligatorio. I bambini che frequentano le lezioni a tempo pieno possono essere ripresi a casa dai genitori, pranzano, e poi vengono riaccompagnati a scuola. E’ una loro scelta quella di usufruire della mensa, quindi devono pagare. Se non possono farlo sono invitati a far mangiare i figli a casa”.
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