Il Ministro del Lavoro accolto da un bagno di folla non ha inteso ascoltare i gruppi di lavoratori accorsi al cinema Italia e bloccati dalle forze dell’ordine. Una donna ha avvertito un malore durante gli spintonamenti e si è accasciata al suolo
COSENZA – Il ministro Luigi Di Maio è stato accolto a Cosenza da un bagno di folla. Decine di cittadini hanno popolato il cortile del cinema Italia – teatro Tieri che in pochi minuti si è riempito facendo registrare il ‘tutto esaurito’ e rendendo di fatto impossibile l’accesso a tutti coloro che avrebbero voluto seguire il comizio. Ad attendere fuori dal teatro anche i lavoratori che a più riprese hanno chiesto, invano, di interloquire con il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico. Oltre alle varie sigle sindacali ad affollare la piazza erano presenti delegazioni dei tirocinanti della pubblica amministrazione, degli lsu – lpu, operatori dei call center Covisian e forestali fuori graduatoria. Luigi Di Maio al suo arrivo dall’ingresso laterale ha però dribblato i gruppi di manifestanti concedendosi qualche secondo per stringere la mano agli sporadici sostenitori appostati al lato del fiume Crati.
Al termine del comizio, dopo aver presentato i candidati della circoscrizione sud per le elezioni europee e quelli calabresi alla carica di sindaco Luigi Di Maio si è allontanato frettolosamente lasciando alle sue spalle i lavoratori strattonati dalle forze dell’ordine. Durante gli attimi concitati in cui i rappresentanti dei 6mila tirocinanti calabresi hanno tentato di mostrare il proprio striscione al Ministro del Lavoro, una donna ha avvertito un malore e si è accasciata al suolo rendendo necessario l’intervento dei sanitari del 118. Nel frattempo uno degli attivisti del Movimento 5 Stelle, in piedi su una transenna, ha urlato per diversi minuti contro i lavoratori in protesta accusandoli di ”far perdere voti”.
La capolista della coalizione sud del Movimento 5 Stelle per le elezioni del parlamento europeo Chiara Maria Gemma ha aperto l’incontro rivolgendosi ai giovani calabresi “ai quali serve dare speranza per il futuro che è stato loro rubato”. “Questa mattina – ha affermato l’aspirante europarlamentare – parlando con degli studenti dell’Università della Calabria ho percepito una profonda tristezza e disperazione nella consapevolezza di dover emigrare per trovare lavoro”. A seguire sono stati presentati i candidati del Movimento 5 Stelle alle elezioni comunali da Rende a Roccella Jonica che l’europarlamentare cosentina Laura Ferrara ha definito i ”nostri guerrieri”. Ferrara dal palco ha ricordato il lavoro del Movimento 5 Stelle a Bruxelles che a suo dire rappresenterebbe il gruppo che ha “presentato più emendamenti, mantenendo fede agli accordi presi con i cittadini. Abbiamo dalla nostra parte la forza della coerenza e della competenza. Il nostro slogan ‘Continuare per Cambiare’ significa raggiungere obiettivi e risultati. Abbiamo vinto battaglie su legalità e ambiente. Siamo l’unica forza politica che non ha avuto indagati. Il primo passo tocca a voi. Votando M5 stelle”.
IL DISCORSO DEL MINISTRO LUIGI DI MAIO
Lavoro, corruzione e sanità i temi sui quali il ministro Di Maio si è concentrato rivolgendosi alla platea cosentina. “Per 30 anni – ha affermato il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico – la sanità calabrese è stata il bancomat della politica da destra a sinistra. Partiti uniti solo dalla corruzione. Queste forze politiche hanno tradito lavoratori, pensionati e imprese. Per questo motivo vogliamo che non sia più la politica regionale a decidere le nomine dei dirigenti di Asp e Ospedali. Dispiace dover commissariare la sanità in Calabria mettendoci a capo un generale dei carabinieri, ma non c’è altra scelta. Dobbiamo ricordare che se non ci sono imprese in questa regione è perché le persone oneste hanno lasciato la Calabria scoraggiati dall’essere scavalcati dai furbi che non avevano alcun diritto di aggiudicarsi un appalto o vincere un concorso e sentirsi dire che loro ‘ci hanno saputo fare’ solo perché avevano ‘amicizie’. I territori sono così diventati terreno fertile per le scorribande delle mafie grazie alla politica corrotta. Il PD con Zingaretti avrebbe dovuto espellere il governatore della Regione Calabria Oliverio dopo le prime indagini per corruzione invece resta ancora al suo posto. Eppure se noi diamo le chiavi di casa ad un operaio che scopriamo essere indagato per furti in appartamento la prima cosa che facciamo e riprenderle e non farlo più entrare. Abbiamo fatto approvare una legge che prevede, dalla prossima legislatura, ben 350 parlamentari in meno. Questo è solo l’inizio”.
REDDITO DI CITTADINANZA
“Creeremo lavoro con salario minimo a nove euro all’ora. Dobbiamo farlo nell’intera Europa – tuona dal palco il ministro Di Maio – per evitare e bloccare le delocalizzazioni. Per arginare questo fenomeno abbiamo fatto una legge in cui è previsto che chi incassa incentivi statali e poi trasferisce l’azienda all’estero deve restituire il doppio dei finanziamenti pubblici ricevuti e pagare multe salate. Dicevano che con il Reddito di Cittadinanza io avrei fatto perdere un milione di posti di lavoro invece abbiamo 370mila nuovi contratti a tempo indeterminato. Faremo sempre di più perché vogliamo dire basta alle umiliazioni nei Centri per l’Impiego, vogliamo che i giovani emigrati tornino nelle proprie terre e i sanitari che lavorino per merito e non per appartenenze politiche. Abbiamo stanziato 2 miliardi di euro per le start up innovative affinché i giovani possano depositare i loro brevetti in Italia senza fuggire all’estero. Con il miliardo di euro che abbiamo risparmiato dal Reddito di Cittadinanza con le richieste respinte dei non aventi diritto, stanzieremo degli aiuti per le famiglie con un apposito decreto che permetta di far fronte alle spese di asili nido e tutto ciò che è necessario per crescere dei figli dignitosamente.
Al momento non mi risulta alcuna rinuncia al reddito di cittadinanza, abbiamo respinto il 25% delle richieste solo perché non avevano i requisiti. Carabinieri e Guardia di finanza stanno facendo i controlli, hanno trovato persone che lavoravano in nero nel primo mese del reddito e abbiamo revocato la card e alcune hanno già trovato lavoro grazie al reddito di cittadinanza e quindi stanno restituendo la card. Ai giovani voglio ricordare che non solo vi è stato rubato il futuro, ma vi hanno anche convinto che è colpa vostra. Se finora la politica avesse lavorato per la cittadinanza non avremmo questo disagio, abbiamo un gap di decenni di malaffare da colmare, ma per farlo ho bisogno della vostra forza e domenica avremo ancora più forza dopo le elezioni. Mi vedrete alzare sempre la voce quando al governo ci sono cose che non vanno bene perché ‘quanno c’è vo ce vo’. Mi arrenderò solo quando la maggior parte degli italiani avrà ritrovato il sorriso. Votandoci avrete aiutato tanta gente. Vi ricordo che se riparte la Calabria riparte tutta la Italia”.
LA RABBIA DEI LAVORATORI
Grida di rabbia dopo l’uscita del Ministro del Lavoro dal cinema Italia hanno animato il termine del comizio. Tra i tirocinanti che con lo striscione ‘6.000 tirocinanti calabresi che fine faranno?’ hanno tentato di avvicinarsi a Luigi Di Maio una delegata dopo aver soccorso la donna accasciatasi al suolo ha spiegato quali fossero le loro richieste. “Abbiamo da tempo inviato al suo ministero le nostre richieste, – spiega la portavoce dei tirocinanti – ma non le ha mai lette. Ci hanno fatto parlare con la sua segretaria che non sapeva neanche chi fossimo. Volevamo che il Ministro si fermasse almeno a leggere il nostro striscione e prendere consapevolezza dell’esistenza di queste 6mila famiglie, non 6mila voti. La polizia ci ha bloccato facendoci anche male nonostante fossimo tutte donne in prima fila che ci siamo poste in maniera pacifica, non ci hanno fatto neanche avvicinare all’auto per fargli leggere lo striscione. La signora che era qui sotto il sole dalle 14:00 ha avuto un malore ed è dovuta arrivare l’ambulanza. Questo è il risultato di questo bel comizio. Ma chi si crede di essere? Noi siamo il popolo a cui chiede voti”.
OPERATORI CALL CENTER
I lavoratori della Covisian azienda che gestisce i call center INPS hanno tentato a loro volta di interfacciarsi con il Ministro del Lavoro, ma sono stati ignorati. “Stiamo vivendo una situazione molto particolare in azienda – afferma un operatore – perché la commessa INPS è stata persa e ufficialmente l’ha acquisita la società Comdata. Non possono ricollocarci perché non ci sono altre commesse quindi molto probabilmente andremo incontro a quelle che sono le clausole sociali cioè delle trattative che avvengono quando gli stessi lavoratori vengono trasferiti a chi acquisisce il nuovo appalto. Nutriamo però tanti dubbi in merito perché sappiamo che una trattativa può dar luogo anche a delle evenienza negative per noi come la perdita di scatti di anzianità o di ore di lavoro. Non vogliamo che ciò avvenga. E’ una situazione che riguarda 2.200 lavoratori in Italia e che ora vivono nel limbo delle clausole sociali che rischiano di peggiorare le proprie condizioni di lavoro. Se non ci ascolteranno siamo pronti a farci sentire”.
COBAS
“Siamo qui a supportare i lavoratori – spiega Stefano Mancuso del sindacato Cobas – perché riteniamo siano state approvate tante norme fumose che danneggiano i cittadini. Un esempio è quello delle clausole sociali che adesso devono essere applicato ad ogni rinnovo di commessa dei call center rischiano di far perdere ogni volta i diritti acquisiti con estremo sacrificio. Abbiamo già le prime esperienze con la commessa Comdata a Roma di Ald dove 56 lavoratori rischiano di perdere il contratto con l’articolo 18 ed essere assunti con il Job Act, perdere gli scatti di anzianità, subire la riduzione degli orari lavorativi e quindi di salario. Rispetto a questo un Ministro del Lavoro che dichiara di voler abolire il Job Act, distruggere la precarietà e abolire la povertà non intervenire su questo tipo di problema che preoccupa 100mila lavoratori di call center in tutta Italia per noi è grave. Siamo qui a ricordargli che il lavoro si tutela non con slogan, ma con azioni concrete a favore dei lavoratori e non delle multinazionali”.
CORPO FORESTALE DELLO STATO
“Il Corpo Forestale dello Stato è stato assorbito dall’Arma dei carabinieri e le graduatorie sono al palo. Lamentiamo il mancato scorrimento della nostra graduatoria pubblicata nel luglio del 2014 – spiega un rappresentante del comitato scorrimento idonei del concorso 400 vice ispettori del Corpo Forestale dello Stato – e ancora oggi ferma. Denunciamo il fatto che nel comparto sicurezza sono state deliberate dalla Legge di Bilancio 7.600 assunzioni straordinarie in tutte le forze di polizia senza che questa graduatoria sia stata minimamente menzionata. Abbiamo uno scorrimento che potrebbe essere tranquillamente applicato dall’Arma dei carabinieri, ma onde evitare eventuali contrasti si potrebbe anche applicare la legge 350/2003 richiamata legge D’Alia per procedere allo scambio di graduatorie tra amministrazioni. L’Arma dei carabinieri ritiene di non dovere e volere procedere a scorrimento. La Polizia di Stato che ha effettuato le nostre visite mediche, i nostri test psicoattitudinali e ha esaurito le graduatorie di idonei per quanto riguarda i ruoli di ispettori potrebbe tranquillamente annoverarci tra le sue fila così come la Guardia di Finanza o la Polizia Penitenziaria. Riteniamo che con un po’ di buona volontà il Governo possa giungere a mediare una situazione dove 500 persone e le loro famiglie resteranno prossimamente con un futuro menomato dalla discutibile scelta di non applicare lo scorrimento a questa graduatoria”.
L'articolo Di Maio a Cosenza ignora i lavoratori, intervengono polizia e 118 (FOTO E VIDEO) è stato pubblicato da QuiCosenza.it.