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Channel: Maria Teresa Improta, Autore presso quicosenza
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Cosche di Cosenza e provincia: “All’avanzata degli Zingari ‘resistono’ Lanzino e Muto”

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Pubblicato il report dell’Antimafia sulla criminalità organizzata, focus sulla ‘ndrangheta cosentina. 

 

ROMA – Criminalità organizzata a Cosenza e nella provincia. E’ stata resa nota ieri la relazione sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre del 2016. Un report dettagliato presentato al Parlamento dal Ministro dell’Interno Angelino Alfano in cui viene analizzato l’organigramma delle cosche attive nel panorama criminale italiano. Nella provincia di Cosenza il documento evidenzia l’operatività del clan Rango – Zingari sorto di recente con la fusione tra i superstiti della cosca Bella – Bella e il gruppo degli Zingari. Un sodalizio che oltre a far sentire il proprio peso in città ha già esteso il suo potere sulla costa soprattutto a Paola, dove convive con le cosche Martello – Scofano – Ditto e Serpa da sempre contrapposte. A Scalea invece si registra la presenza dei Valente e degli Stummo in contrasto con il gruppo della famiglia Muto. Ad Amantea, al confine con la provincia di Catanzaro, ad agire sarebbero i Besaldo, i Gentile e gli Africano. Mentre sul versante ionico sono attivi gli Abbruzzese (intranei al gruppo Rango – Zingari) che influenzano le attività criminali soprattutto nei territorio di Cassano allo Jonio, Rossano. Corigliano Calabro, Cosenza e Scanzano Jonio.

 

IL GRUPPO RANGO – ZINGARI

Il clan Rango – Zingari, come si legge nella relazione dell’Antimafia, è stato al centro dell’operazione Job Center che nel mese di settembre ha portato all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 14 soggetti (Abbruzzese Celestino – 39 anni, Palmieri Anna – 35 anni, Paura Marco – 27 anni, Mollo Ester – 29 annim Esposito Fortunato Gianluca – 31 anni, Aloise Giovanni – 28 anni, Perri Giuseppina – 44 anni, Noblea Francesco – 22 anni, De Rose Vincenzo – 31 anni, Gamba Francesco – 47 anni, Mazzei Francesco – 21 anni, Branca Michele Francesco – 25 anni, Perri Candido – 49 anni e Zicaro Amos – 26 anni). Gli arrestati tutti presunti affiliati alla cosca sono stati accusati di aver creato un’associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti (eroina in particolare) ed armi nel centro storico di Cosenza.

 

I GRUPPI LANZINO E MUTO

E sempre su Cosenza e i Comuni limitrofi, nonostante ‘l’avanzata degli Zingari‘, per la DIA sembrerebbe persistere il ‘patto federativo’ tra i gruppi Perna – Cicero e Lanzino – Ruà. Quest’ultimi esattamente un anno fa colpiti dall’indagine Acheruntia che ha fornito uno spaccato importante dei rapporti tra la politica locale e parte della criminalità organizzata cosentina. Nel corso dell’operazione che si concentrò soprattutto nel territorio di Acri vennero tratti in arresto sette presunti esponenti della cosca Lanzino (Giuseppe Perri – 59 anni, Angelo Gencarelli – 59 anni, Gianpaolo Ferraro – 35 anni, Rinaldo Gentile – 65 anni, Salvatore Gencarelli – 51 anni, Massimo Greco – 33 anni ed Adolfo D’Ambrosio – 58 anni) con l’accusa di associazione di tipo mafioso, concussione, corruzione elettorale, estorsione, frode informatica, usura e detenzione illegale di armi da fuoco.

 

Nel dicembre scorso con l’operazione Difesa la Procura della Repubblica di Catanzaro, ha colpito la cosca Muto di Cetraro cui influenza, come noto, si estende su tutto il versante tirrenico cosentino, da Guardia Piemontese fino al confine con la Basilicata. Le quattro persone arrestate a seguito delle indagini  (Michele Iannelli identificato come leader della consorteria, Fabrizio Iannelli, Christian Onorato e Pierangelo Iacovo) sono accusate di aver dato vita grazie al potere sul territorio detenuto dal clan Muto, ad un imponente traffico di stupefacenti i cui proventi venivano poi reimpiegati per l’acquisto di armi o ripuliti attraverso aziende ortofrutticole intestate a prestanome.

 

IL GRUPPO PERNA

Tra le operazioni più significative portate a termine a Cosenza nell’ultimo semestre del 2015 nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia è riportata Apocalisse l’indagine a carico del gruppo Perna. Diciannove (Marco Perna – 41 anni ritenuto il coordinatore del sodalizio; Pasquale Francavilla 40 anni; Giovanni Giannone 46 anni; Andrea Minieri 34 anni; Giacinto Bruno 43 anni; Alessandro Marco Ragusa 28 anni; Giuseppe Chiappetta 32 anni; Alessandro Andrea Cairo 23 anni; Andrea D’Elia 23 anni; Ippolito Tripodi 22 anni; Bruno Francesco Calvelli 25 anni; Denis Pati 23 anni; Danilo Giannone 26 anni; Paolo Scarcello 24 anni; Francesco Scigliano 23 anni; Domenico Caputo 38 anni; Pasquale Bruni 36 anni; Francesco Porco 37 anni; Giuseppe Muto, 31 anni.) i soggetti indagati accusati a vario titolo di traffico di armi e sostanze stupefacenti nella città di Cosenza.

 

Un’’autonomia’ riservata dal ‘sistema’ al piccolo gruppetto criminale in virtù del potere criminale di Franco Perna, padre di Marco alias ‘Capone’ storico padrino della criminalità bruzia da anni detenuto in regime di 41 bis. Una nicchia di mercato ‘regalata’ ai Perna, secondo gli inquirenti per evitare che il quarantunenne potesse interferire nelle altre attività quali la gestione di estorsione e appalti. In cambio però avrebbe dovuto versare circa centomila euro l’anno nella bacinella, la ‘cassa comune’ delle cosche bruzie, ma pare che il ‘patto’ non sia stato rispettato.

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