
Marisa Manzini Procuratore Aggiunto della della Procura della Repubblica di Cosenza: “La criminalità cosentina è ben inserita nella società, ma non è certo meno pericolosa di quella vibonese o lametina”
COSENZA – E’ stato un anno di intenso lavoro per la Procura di Cosenza. Coordinate dal Procuratore Mario Spagnuolo sono diverse le attività poste in essere che hanno acceso i riflettori sui reati che più influiscono sulla serenità dei cittadini dell’area urbana e della provincia. Colpiti settori quali quello del narcotraffico e dei reati predatori, si è indagato l’universo delle truffe ai danni dello Stato andando a colpire anche ‘colletti bianchi’ della pubblica amministrazione. Nello stilare un bilancio delle operazioni svolte nel corso del 2017 il Procuratore Aggiunto della della Procura della Repubblica di Cosenza Marisa Manzini descrive la criminalità cosentina come una realtà ‘ben inserita nella società’. In prima linea contro la ‘ndrangheta il Procuratore Aggiunto Manzini ha lavorato su inchieste che hanno portato alla sbarra i vertici delle cosche di ‘ndrangheta più spietate della Calabria.
E’ il caso del processo Black Money contro il clan Mancuso di Limbadi, che quest’anno si è chiuso dopo dieci giorni di Camera di Consiglio con una sentenza piuttosto clemente per i presunti affiliati. Un lavoro lungo e faticoso che continuerà in Appello e che ha portato il Procuratore Aggiunto Marisa Manzini, da circa venti anni sotto scorta, a ricevere palesi minacce in aula nel corso del processo e sul web. Inevitabile il paragone con le cosche che operano nella città e nella provincia di Cosenza. “La mia esperienza professionale – spiega il Procuratore Aggiunto della della Procura della Repubblica di Cosenza Marisa Manzini – mi ha portato a lavorare sulla criminalità lametina, quella vibonese e ora quella cosentina. Sono territori differenti che presentano loro peculiarità. Più simili Lamezia Terme e Vibo Valentia che si connotano per la presenza di una criminalità violenta e arrogante.
Su Vibo Valentia ho terminato la mia applicazione alla Direzione Distrettuale Antimafia nel Febbraio scorso, con un processo difficile e importante quale quello sulla cosca Mancuso. La conclusione è stata certamente poco confortante. Ad ogni buon conto nello scorso settembre ho redatto insieme ai colleghi della Dda l’Appello contro la sentenza. Un processo difficile che ha visto momenti di estrema tensione con imputati che hanno assunto un atteggiamento gravemente intimidatorio. La criminalità vibonese – afferma Marisa Manzini – penso sia tra le più insidiose del distretto. Ha raggiunto una estrema pericolosità che nasce anche dalla capacità di insinuarsi all’interno delle istituzioni. Cosenza a differenza di Lamezia e Vibo si caratterizza per un potere criminale diverso, ben inserito nella società. Certamente meno violento, ma non per questo meno pericoloso”.
ECCO LE ATTIVITA’ DI MAGGIORE INTERESSE NEL 2017
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